La guida di Emanuela

Emanuela
La guida di Emanuela

Visite turistiche

Situata a nord della costa e lunga circa 300 metri, Cala Mariolu è unica nel suo genere, divisa in due parti da un grosso scoglio utilizzato come molo di attracco dai barconi che trasportano i turisti. Il nome che la precede è “Ispuligidenie” dato dai pastori di Baunei che frequentavano l’entroterra, mentre "Cala Mariolu" è stato imposto dai pescatori ponzesi che all’inizio del Novecento si stabilirono a Cala Gonone e Arbatax. “Ispuligidenie” deriverebbe infatti da “su pulige de nie”, che in sardo baunese significa letteralmente “le pulci di neve”, poetica metafora utilizzata dai pastori della zona per definire i candidi ciottoli levigati dalle onde di cui è composta la spiaggia, e che probabilmente, in seguito, è passata ad identificare l’intera foresta circostante. “Cala Mariolu”, invece, sta a significare “cala del ladro”, e tale definizione si deve ai pescatori ponzesi, che nel loro dialetto di derivazione napoletana chiamavano “o mariuolo” (“il ladro”) la foca monaca (un tempo assidua frequentatrice di questo tratto di costa) perché questa “rubava” il pesce direttamente dalle reti calate dalle barche. In breve tempo il termine venne sardizzato con la “u” finale, e da allora “Ispuligidenie” cominciò ad essere chiamata anche “Cala Mariolu”. I ponzesi hanno contribuito all'origine del termine Ispuligidenie segnando la storia marinaresca della costa tra Arbatax e Cala Gonone. Arrivavano a bordo di particolari imbarcazioni, chiamate “mbruchièlle”, con le quali pescavano le aragoste che poi trasportavano, ancora vive, sino a Marsiglia. La Cala è visitabile con escursione via mare con partenza dal porto di Santa Maria Navarrese. Si consiglia per questioni tempistiche l'acquisto dei biglietti online.
32 ντόπιοι το προτείνουν
Κάλα Μαριόλου
32 ντόπιοι το προτείνουν
Situata a nord della costa e lunga circa 300 metri, Cala Mariolu è unica nel suo genere, divisa in due parti da un grosso scoglio utilizzato come molo di attracco dai barconi che trasportano i turisti. Il nome che la precede è “Ispuligidenie” dato dai pastori di Baunei che frequentavano l’entroterra, mentre "Cala Mariolu" è stato imposto dai pescatori ponzesi che all’inizio del Novecento si stabilirono a Cala Gonone e Arbatax. “Ispuligidenie” deriverebbe infatti da “su pulige de nie”, che in sardo baunese significa letteralmente “le pulci di neve”, poetica metafora utilizzata dai pastori della zona per definire i candidi ciottoli levigati dalle onde di cui è composta la spiaggia, e che probabilmente, in seguito, è passata ad identificare l’intera foresta circostante. “Cala Mariolu”, invece, sta a significare “cala del ladro”, e tale definizione si deve ai pescatori ponzesi, che nel loro dialetto di derivazione napoletana chiamavano “o mariuolo” (“il ladro”) la foca monaca (un tempo assidua frequentatrice di questo tratto di costa) perché questa “rubava” il pesce direttamente dalle reti calate dalle barche. In breve tempo il termine venne sardizzato con la “u” finale, e da allora “Ispuligidenie” cominciò ad essere chiamata anche “Cala Mariolu”. I ponzesi hanno contribuito all'origine del termine Ispuligidenie segnando la storia marinaresca della costa tra Arbatax e Cala Gonone. Arrivavano a bordo di particolari imbarcazioni, chiamate “mbruchièlle”, con le quali pescavano le aragoste che poi trasportavano, ancora vive, sino a Marsiglia. La Cala è visitabile con escursione via mare con partenza dal porto di Santa Maria Navarrese. Si consiglia per questioni tempistiche l'acquisto dei biglietti online.
A metà tra i territori di Baunei e Dorgali, si trova Cala Luna, approdata nel cinema italiano negli anni '70 e ad ultimo negli anni 2000. La spiaggia sorge nella foce del rio Illune, torrente che per millenni ha scavato un lungo canyon, la codula di Luna. Per gli amanti del trekking, si potrà arrivare in questa meravigliosa spiaggia da un sentiero che parte dalla deliziosa Cala Fuili, raggiungibile in auto o in bici dal borgo costiero di Cala Gonone. Il percorso, di un’ora e mezza, si sviluppa con saliscendi lungo costa. L’alternativa (per i più allenati) è svoltare al km 172 della statale 125: dieci chilometri in auto lungo una stretta strada fino a Telettotes e da qui altri dieci a piedi percorrendo la codula di Luna. Una terza via è la carrareccia da imboccare all’altezza del monte Malopès: otto chilometri in auto, poi un ripido sentiero sino alla codula a due chilometri dalla spiaggia. Più comodamente, si potrà raggiungere il ‘paradiso terrestre’ via mare, con imbarcazioni private, gommoni a noleggio o battelli che partono dai porti di Arbatax, Santa Maria Navarrese e Cala Gonone.
100 ντόπιοι το προτείνουν
Cala Luna
100 ντόπιοι το προτείνουν
A metà tra i territori di Baunei e Dorgali, si trova Cala Luna, approdata nel cinema italiano negli anni '70 e ad ultimo negli anni 2000. La spiaggia sorge nella foce del rio Illune, torrente che per millenni ha scavato un lungo canyon, la codula di Luna. Per gli amanti del trekking, si potrà arrivare in questa meravigliosa spiaggia da un sentiero che parte dalla deliziosa Cala Fuili, raggiungibile in auto o in bici dal borgo costiero di Cala Gonone. Il percorso, di un’ora e mezza, si sviluppa con saliscendi lungo costa. L’alternativa (per i più allenati) è svoltare al km 172 della statale 125: dieci chilometri in auto lungo una stretta strada fino a Telettotes e da qui altri dieci a piedi percorrendo la codula di Luna. Una terza via è la carrareccia da imboccare all’altezza del monte Malopès: otto chilometri in auto, poi un ripido sentiero sino alla codula a due chilometri dalla spiaggia. Più comodamente, si potrà raggiungere il ‘paradiso terrestre’ via mare, con imbarcazioni private, gommoni a noleggio o battelli che partono dai porti di Arbatax, Santa Maria Navarrese e Cala Gonone.
Cala Goloritzé, testimonial di Baunei, è uno dei tratti costieri del golfo di Orosei dove mare e montagna si incontrano in perfetta armonia. Dichiarato monumento nazionale ‘protetto’ dal 1995, è la spiaggia più fotografata dell’Ogliastra, inserita assiduamente dagli utenti di TripAdvisor nella top ten delle spiagge più belle d’Italia. Lo spettacolare arenile, composto da infiniti sassolini bianchi, che costeggiano il mare turchese, si è formato nel 1962, in seguito a una frana staccatasi dalla parete di arenaria. L’incantevole scenario è sorvegliato dalla ‘padrona di casa’, la grandiosa guglia, detta ‘aguglia a tramontana’, sperone calcareo ambito dai climber di tutto il mondo: presenta varie ‘vie’ di arrampicata. Grazie all’eco della conquista della vetta da parte dei due famosi alpinisti (1981), la spiaggia divenne da subito meta di appassionati di free climbing, oltre a essere habitat di nidificazione del falco della regina. Non solo climber, Cala Goloritzé è anche patria del trekking. Per raggiungere la caletta si parte dal parcheggio di su Porteddu, sull’altopiano di Golgo, e per tre chilometri e mezzo si snoda nel Supramonte di Baunei con un dislivello di 470 metri: circa un’ora di discesa e un’ora e mezza di salita al rientro, alla portata di tutti. La lunga camminata in mezzo a una ‘giungla’ mediterranea sarà ripagata ampiamente: termina in un’oasi incontaminata, una delle spiagge più belle del Mediterraneo. Via mare, l’accesso è molto più agevole: si potrà usufruire di servizi di charter (in gruppi) e di noleggio gommoni dai porti di Arbatax, Cala Gonone e Santa Maria Navarrese. Bisogna tenere presente le limitazioni: è vietato ormeggiare a meno di 300 metri dalla riva. A delimitare l'accesso ci sono delle boe, poi si procede a nuoto o con i remi.
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Κάλα Γκολορίτζε
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Cala Goloritzé, testimonial di Baunei, è uno dei tratti costieri del golfo di Orosei dove mare e montagna si incontrano in perfetta armonia. Dichiarato monumento nazionale ‘protetto’ dal 1995, è la spiaggia più fotografata dell’Ogliastra, inserita assiduamente dagli utenti di TripAdvisor nella top ten delle spiagge più belle d’Italia. Lo spettacolare arenile, composto da infiniti sassolini bianchi, che costeggiano il mare turchese, si è formato nel 1962, in seguito a una frana staccatasi dalla parete di arenaria. L’incantevole scenario è sorvegliato dalla ‘padrona di casa’, la grandiosa guglia, detta ‘aguglia a tramontana’, sperone calcareo ambito dai climber di tutto il mondo: presenta varie ‘vie’ di arrampicata. Grazie all’eco della conquista della vetta da parte dei due famosi alpinisti (1981), la spiaggia divenne da subito meta di appassionati di free climbing, oltre a essere habitat di nidificazione del falco della regina. Non solo climber, Cala Goloritzé è anche patria del trekking. Per raggiungere la caletta si parte dal parcheggio di su Porteddu, sull’altopiano di Golgo, e per tre chilometri e mezzo si snoda nel Supramonte di Baunei con un dislivello di 470 metri: circa un’ora di discesa e un’ora e mezza di salita al rientro, alla portata di tutti. La lunga camminata in mezzo a una ‘giungla’ mediterranea sarà ripagata ampiamente: termina in un’oasi incontaminata, una delle spiagge più belle del Mediterraneo. Via mare, l’accesso è molto più agevole: si potrà usufruire di servizi di charter (in gruppi) e di noleggio gommoni dai porti di Arbatax, Cala Gonone e Santa Maria Navarrese. Bisogna tenere presente le limitazioni: è vietato ormeggiare a meno di 300 metri dalla riva. A delimitare l'accesso ci sono delle boe, poi si procede a nuoto o con i remi.
Cala dei Gabbiani, che affianca Cala Mariolu, presenta avere un origine recente: deriva dalle centinaia di gabbiani che all’imbrunire vi trovano rifugio per poi lasciarla libera nelle prime ore diurne. Nelle sue acque dalle mille sfumature di azzurro create dai giochi di luce del sole, emergono scenografici scogli candidi e brillanti. Il fondale merita necessariamente un’immersione. La Cala, è stata riconosciuta da Skyscanner, celebre portale web di vacanze, come seconda spiaggia più bella d’Italia. La classifica valorizza calette meno famose, ‘perle nascoste’, esattamente come quest’angolo di paradiso della parte meridionale del golfo di Orosei, all’interno del territorio di Baunei. Si può raggiungere via mare, come le altre ‘perle’ della costa d’Ogliastra, con imbarcazioni private o che partono dai porti turistici di Cala Gonone, Arbatax e Santa Maria Navarrese; in alternativa, attraverso un arduo e impegnativo sentiero di trekking (3-4 ore di cammino), consigliato ai più esperti, accompagnati da guide, che partendo dall’altopiano del Golgo attraversa la foresta Ispuligidenie.
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Cala dei Gabbiani
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Cala dei Gabbiani, che affianca Cala Mariolu, presenta avere un origine recente: deriva dalle centinaia di gabbiani che all’imbrunire vi trovano rifugio per poi lasciarla libera nelle prime ore diurne. Nelle sue acque dalle mille sfumature di azzurro create dai giochi di luce del sole, emergono scenografici scogli candidi e brillanti. Il fondale merita necessariamente un’immersione. La Cala, è stata riconosciuta da Skyscanner, celebre portale web di vacanze, come seconda spiaggia più bella d’Italia. La classifica valorizza calette meno famose, ‘perle nascoste’, esattamente come quest’angolo di paradiso della parte meridionale del golfo di Orosei, all’interno del territorio di Baunei. Si può raggiungere via mare, come le altre ‘perle’ della costa d’Ogliastra, con imbarcazioni private o che partono dai porti turistici di Cala Gonone, Arbatax e Santa Maria Navarrese; in alternativa, attraverso un arduo e impegnativo sentiero di trekking (3-4 ore di cammino), consigliato ai più esperti, accompagnati da guide, che partendo dall’altopiano del Golgo attraversa la foresta Ispuligidenie.
Cala Sisine sorge alla fine di una codula, ossia un canale, oggi foce di un piccolo torrente, che nasce nell’altopiano del Golgo, nel Supramonte di Baunei. Larga circa 200 metri, è una delle località di mare più belle in assoluto avendo un singolare aspetto di montagna. Le acque sono turchesi e riflettono i giochi di luce del sole che vi si riflette. Il fondale è di sabbia a chicchi calcarei chiari e sassi arrotondati, ideale per immergersi con maschera e boccaglio. A sud c’è una spettacolare insenatura alta cinquanta metri, trampolino per i tuffatori più esperti e coraggiosi. La cala è raggiungibile come le altre, con imbarcazioni private o servizi fruibili dai porti di Arbatax, Cala Gonone e Santa Maria Navarrese. Con più difficoltà è accessibile a piedi attraverso percorsi trekking segnalati. La fatica è ripagata oltre che dalla particolarità nella struttura della spiaggia, dalla presenza di bar e punti ristoro. Anticamente era nota come portu ‘e Sisine, approdo per i carichi di carbone. A nord, infatti, conserva un edificio costruito dai carbonai. Nella zona sono stati rinvenuti utensili che fanno risalire la presenza dell’uomo qui a circa 4000 anni fa.
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Cala Sisine
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Cala Sisine sorge alla fine di una codula, ossia un canale, oggi foce di un piccolo torrente, che nasce nell’altopiano del Golgo, nel Supramonte di Baunei. Larga circa 200 metri, è una delle località di mare più belle in assoluto avendo un singolare aspetto di montagna. Le acque sono turchesi e riflettono i giochi di luce del sole che vi si riflette. Il fondale è di sabbia a chicchi calcarei chiari e sassi arrotondati, ideale per immergersi con maschera e boccaglio. A sud c’è una spettacolare insenatura alta cinquanta metri, trampolino per i tuffatori più esperti e coraggiosi. La cala è raggiungibile come le altre, con imbarcazioni private o servizi fruibili dai porti di Arbatax, Cala Gonone e Santa Maria Navarrese. Con più difficoltà è accessibile a piedi attraverso percorsi trekking segnalati. La fatica è ripagata oltre che dalla particolarità nella struttura della spiaggia, dalla presenza di bar e punti ristoro. Anticamente era nota come portu ‘e Sisine, approdo per i carichi di carbone. A nord, infatti, conserva un edificio costruito dai carbonai. Nella zona sono stati rinvenuti utensili che fanno risalire la presenza dell’uomo qui a circa 4000 anni fa.
La Grotta situata lungo la Costa di Baunei tra Cala Mariolu e Cala Biriola è aperta al pubblico dal 2003 e ribattezzata ‘del Fico’. Il suo nome si deve ad una pianta di fico che si trovava proprio di fronte al suo ingresso, e che purtroppo è stata spazzata via da una forte mareggiata che ne ha risparmiato solamente alcuni resti delle radici, tutt'ora visibili sul costone roccioso.  La grotta è stata scoperta nel 1957 dal gruppo speleologo Pio XI, e venne messa al centro di importanti studi per la presenza della foca monaca, l'animale che un tempo era il simbolo di queste acque, che sfruttava un sifone subacqueo per accedere alla grotta dal mare aperto. Purtroppo, gli ultimi avvistamenti del mammifero risalgono agli '80, scomparso forse a causa dell'intensificarsi dei flussi turistici che hanno interessato in modo sempre maggiore la costa di Baunei e dell'Ogliastra. L'ingresso, posto a sette metri d’altezza sulla scogliera, si raggiunge dalla barca salendo su una passerella. La visita ai vari ambienti e tunnel è impreziosita da formazioni calcaree, fino ad ora conosciuti, quali stalattiti, stalagmiti; vi sono altresì giochi d'acqua con piccoli laghetti e cascate. La durata della visita è di 45 minuti, ma per gli appassionati ed esperti speleologi, è possibile visitare anche una parte della grotta non attrezzata con passerelle. Per raggiungerla si prende un’imbarcazione dai porti di S. Maria Navarrese, Arbatax, Cala Gonone, Orosei e La Caletta di Siniscola. Diverse sono le proposte, per soddisfare tutti i gusti e le necessità: si può noleggiare un gommone con o senza conducente, scegliere minicrociere su imbarcazioni di grande portata oppure farsi coccolare a bordo di piccoli yacht che offrono anche il pranzo a bordo. Sul posto ci sarà la possibilità di ancorarsi e per tutti sarà disponibile un servizio di trasporto fino al pontile, incluso nel costo del biglietto.
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Grotta del Fico
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La Grotta situata lungo la Costa di Baunei tra Cala Mariolu e Cala Biriola è aperta al pubblico dal 2003 e ribattezzata ‘del Fico’. Il suo nome si deve ad una pianta di fico che si trovava proprio di fronte al suo ingresso, e che purtroppo è stata spazzata via da una forte mareggiata che ne ha risparmiato solamente alcuni resti delle radici, tutt'ora visibili sul costone roccioso.  La grotta è stata scoperta nel 1957 dal gruppo speleologo Pio XI, e venne messa al centro di importanti studi per la presenza della foca monaca, l'animale che un tempo era il simbolo di queste acque, che sfruttava un sifone subacqueo per accedere alla grotta dal mare aperto. Purtroppo, gli ultimi avvistamenti del mammifero risalgono agli '80, scomparso forse a causa dell'intensificarsi dei flussi turistici che hanno interessato in modo sempre maggiore la costa di Baunei e dell'Ogliastra. L'ingresso, posto a sette metri d’altezza sulla scogliera, si raggiunge dalla barca salendo su una passerella. La visita ai vari ambienti e tunnel è impreziosita da formazioni calcaree, fino ad ora conosciuti, quali stalattiti, stalagmiti; vi sono altresì giochi d'acqua con piccoli laghetti e cascate. La durata della visita è di 45 minuti, ma per gli appassionati ed esperti speleologi, è possibile visitare anche una parte della grotta non attrezzata con passerelle. Per raggiungerla si prende un’imbarcazione dai porti di S. Maria Navarrese, Arbatax, Cala Gonone, Orosei e La Caletta di Siniscola. Diverse sono le proposte, per soddisfare tutti i gusti e le necessità: si può noleggiare un gommone con o senza conducente, scegliere minicrociere su imbarcazioni di grande portata oppure farsi coccolare a bordo di piccoli yacht che offrono anche il pranzo a bordo. Sul posto ci sarà la possibilità di ancorarsi e per tutti sarà disponibile un servizio di trasporto fino al pontile, incluso nel costo del biglietto.
Situata precisamente a nord della spiaggia di Fòrrola, deve il suo nome alla colonia di colombi presente all'interno di essa che qui dimorano durante tutto il periodo dell'anno. La formazione della grotta dei Colombi avvenne grazie all'azione erosiva delle onde del mare e per mano delle infiltrazioni delle piogge nel terreno che scavando, hanno formato queste particolari aperture nelle rocce che tutt'oggi sono visitabili superando e arrampicandosi sulla spelonca che si sviluppa a circa sette metri sopra il livello del mare e dalla quale è possibile ammirare, già dall'esterno, le bellissime stalattiti formatesi nel soffitto della parete rocciosa della grotta. La grotta è raggiungibile e visitabile solo via mare, o attraverso il noleggio di una imbarcazione oppure grazie ai servizi di navetta e gite in barca presenti presso i porti turistici di Arbatax e di Santa Maria Navarrese.  Nella costa di Baunei sono numerose le grotte presenti, ma che purtroppo risultano molto difficili da visitare o richiedono strumentazioni specifiche per la visita. Nell'estate del 2002 degli speleosub tedeschi, scoprirono al di sotto della grotta, una grande ed estesa sala di stalattiti e stalagmiti, localizzata ad 80 metri di profondità. Queste concrezioni si formano attraverso una reazione chimica del bicarbonato di calcio combinato con l'aria dell'atmosfera, che ne consente la solidificazione, e ciò rappresenta prova evidente che le grotte che oggi risultano sommerse dal mare, un tempo si trovavano sopra il livello del mare.
Grotta dei Colombi
Situata precisamente a nord della spiaggia di Fòrrola, deve il suo nome alla colonia di colombi presente all'interno di essa che qui dimorano durante tutto il periodo dell'anno. La formazione della grotta dei Colombi avvenne grazie all'azione erosiva delle onde del mare e per mano delle infiltrazioni delle piogge nel terreno che scavando, hanno formato queste particolari aperture nelle rocce che tutt'oggi sono visitabili superando e arrampicandosi sulla spelonca che si sviluppa a circa sette metri sopra il livello del mare e dalla quale è possibile ammirare, già dall'esterno, le bellissime stalattiti formatesi nel soffitto della parete rocciosa della grotta. La grotta è raggiungibile e visitabile solo via mare, o attraverso il noleggio di una imbarcazione oppure grazie ai servizi di navetta e gite in barca presenti presso i porti turistici di Arbatax e di Santa Maria Navarrese.  Nella costa di Baunei sono numerose le grotte presenti, ma che purtroppo risultano molto difficili da visitare o richiedono strumentazioni specifiche per la visita. Nell'estate del 2002 degli speleosub tedeschi, scoprirono al di sotto della grotta, una grande ed estesa sala di stalattiti e stalagmiti, localizzata ad 80 metri di profondità. Queste concrezioni si formano attraverso una reazione chimica del bicarbonato di calcio combinato con l'aria dell'atmosfera, che ne consente la solidificazione, e ciò rappresenta prova evidente che le grotte che oggi risultano sommerse dal mare, un tempo si trovavano sopra il livello del mare.
È situata nel cuore della Costa Ogliastrina di Baunei, a metà strada tra Cala Goloritzè e Cala Luna subito dopo la Grotta del Fico e poco prima di Cala Sisine. A nord vi è un promontorio dove sorge l’omonima foresta di Birìala dal quale la caletta prende il nome corrente. Il suo nome originale, invece, è “Bilariccoro”. L’appellativo di “Biriola” deriva infatti dai pescatori e dai carbonai toscani, assidui frequentatori di tutta la Costa di Baunei fino agli anni sessanta. Si presenta come una spiaggia di piccole dimensioni (di recente è stato posto un limite al numero degli accessi), caratterizzata da piccoli ciottoli quasi candidi e sabbia a grani grossi e bianchi che si tuffano in un mare dai meravigliosi colori comprendenti le diverse sfumature del verde smeraldo e del turchese, e acque cristalline. Il mare è incontaminato, risulta pressoché privo di posidonie, con fondali sabbiosi e profondi e la presenza di rocce e scogli affioranti soprattutto in prossimità delle scogliere. La spiaggia è situata proprio a ridosso di una costa selvaggia sormontata dalla macchia mediterranea con uno scenario unico e particolare, protetta alle sue spalle da un'altissima scogliera. Come altre spiagge della zona, anche per Cala Birìala esistono dei percosi trekking, piuttosto difficoltosi, che è preferibile fare con guide esperte. Il percorso trekking ha origine dall'altopiano del Golgo, in località Ololbitzi a circa 15 km da Baunei, raggiungibile seguendo le indicazioni per il Golgo e poi per la chiesetta di San Pietro, sino a incontrare l'inizio del sentiero. Spesso il percorso risulta di difficile individuazione anche per i più esperti. In alternativa può essere raggiunta facilmente via mare, grazie al servizio navetta giornaliero durante il periodo estivo con partenze da Cala Gonone, Arbatax e Santa Maria Navarrese. Sulla spiaggia di Cala Biriola, eccetto il servizio di navetta in barca, al momento non risultano attivi altri servizi.
28 ντόπιοι το προτείνουν
Κάλα Μπιριάλα
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È situata nel cuore della Costa Ogliastrina di Baunei, a metà strada tra Cala Goloritzè e Cala Luna subito dopo la Grotta del Fico e poco prima di Cala Sisine. A nord vi è un promontorio dove sorge l’omonima foresta di Birìala dal quale la caletta prende il nome corrente. Il suo nome originale, invece, è “Bilariccoro”. L’appellativo di “Biriola” deriva infatti dai pescatori e dai carbonai toscani, assidui frequentatori di tutta la Costa di Baunei fino agli anni sessanta. Si presenta come una spiaggia di piccole dimensioni (di recente è stato posto un limite al numero degli accessi), caratterizzata da piccoli ciottoli quasi candidi e sabbia a grani grossi e bianchi che si tuffano in un mare dai meravigliosi colori comprendenti le diverse sfumature del verde smeraldo e del turchese, e acque cristalline. Il mare è incontaminato, risulta pressoché privo di posidonie, con fondali sabbiosi e profondi e la presenza di rocce e scogli affioranti soprattutto in prossimità delle scogliere. La spiaggia è situata proprio a ridosso di una costa selvaggia sormontata dalla macchia mediterranea con uno scenario unico e particolare, protetta alle sue spalle da un'altissima scogliera. Come altre spiagge della zona, anche per Cala Birìala esistono dei percosi trekking, piuttosto difficoltosi, che è preferibile fare con guide esperte. Il percorso trekking ha origine dall'altopiano del Golgo, in località Ololbitzi a circa 15 km da Baunei, raggiungibile seguendo le indicazioni per il Golgo e poi per la chiesetta di San Pietro, sino a incontrare l'inizio del sentiero. Spesso il percorso risulta di difficile individuazione anche per i più esperti. In alternativa può essere raggiunta facilmente via mare, grazie al servizio navetta giornaliero durante il periodo estivo con partenze da Cala Gonone, Arbatax e Santa Maria Navarrese. Sulla spiaggia di Cala Biriola, eccetto il servizio di navetta in barca, al momento non risultano attivi altri servizi.
Superato l’ingresso della grotta del Fico, a pochi passi dall’altrettanto bella e selvaggia Cala Biriola, brillano le Piscine di Venere, uno dei tratti più suggestivi della costa di Baunei, in Ogliastra, raggiungibili in circa mezz’ora di gommone dai porti di Santa Maria Navarrese o di Cala Gonone (Dorgali). In alternativa può essere raggiunta attraverso un percorso di trekking, per il Supramonte, consigliato solo a escursionisti esperti, che conduce prima alla caletta delle Piscine poi a Cala Biriola. Lucentezza, limpidezza e i colori brillanti sono dovuti alle numerose risorgive d’acqua dolce che sgorgano nella scogliera prospiciente e alle rocce calcaree chiarissime che punteggiano il suo fondale prevalentemente sabbioso. Il tratto di mare di tale bellezza borda una caletta di sabbia mista a sassolini di ridotte dimensioni - lunga appena 50 metri -, ma ad alto gradimento: nel 2019 è al vertice della classifica stilata da un noto motore di ricerca (Holidu) sulle spiagge italiane più amate in base dalle recensioni dei viaggiatori. A delimitarla, scogli bianchi semisommersi e imponenti falesie calcaree alte 200 metri, bordate a loro volta da fitta e rigogliosa vegetazione mediterranea. Il nome locale (e originario) della località, in particolare delle sua falesie, è su Piggiu ‘e Laori. Piscine di Venere è una denominazione recente, chiaramente derivata dalla bellezza dello specchio d’acqua. Il mare è così cristallino da far sembrare le imbarcazioni - private e charter -, in sosta ‘obbligata’ nei giorni d’estate, quasi sospese per aria. Alle spalle, le scogliere a strapiombo arretrano dalla linea di costa lasciando spazio a una foresta di macchia mediterranea, lecci secolari e ginepri abbarbicati sulle rocce. Da qui passa il lungo e impegnativo trekking – tappa del Selvaggio Blu – che giunge alla caletta della Piscine e a Cala Biriola. Il sentiero corre lungo la falesia regalando scorci da brivido sul mare sottostante. Qua pastori e carbonai hanno lasciato numerose tracce: scale, passerelle di tronchi avvinghiati e guide in ferro per facilitare passaggio di uomini e animali. L’itinerario presenta anche tratti di arrampicata, da percorrere assistiti da guide esperte e attrezzatura adeguata, e si conclude nella splendida Cala Sisine, spiaggia che si apre alla fine di un canalone, un tempo letto di un fiume. Accanto si apre la grotta del Miracolo, prodigio della natura fatto di stalattiti e stalagmiti dalle forme più sorprendenti.
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Pools of Venus
10 ντόπιοι το προτείνουν
Superato l’ingresso della grotta del Fico, a pochi passi dall’altrettanto bella e selvaggia Cala Biriola, brillano le Piscine di Venere, uno dei tratti più suggestivi della costa di Baunei, in Ogliastra, raggiungibili in circa mezz’ora di gommone dai porti di Santa Maria Navarrese o di Cala Gonone (Dorgali). In alternativa può essere raggiunta attraverso un percorso di trekking, per il Supramonte, consigliato solo a escursionisti esperti, che conduce prima alla caletta delle Piscine poi a Cala Biriola. Lucentezza, limpidezza e i colori brillanti sono dovuti alle numerose risorgive d’acqua dolce che sgorgano nella scogliera prospiciente e alle rocce calcaree chiarissime che punteggiano il suo fondale prevalentemente sabbioso. Il tratto di mare di tale bellezza borda una caletta di sabbia mista a sassolini di ridotte dimensioni - lunga appena 50 metri -, ma ad alto gradimento: nel 2019 è al vertice della classifica stilata da un noto motore di ricerca (Holidu) sulle spiagge italiane più amate in base dalle recensioni dei viaggiatori. A delimitarla, scogli bianchi semisommersi e imponenti falesie calcaree alte 200 metri, bordate a loro volta da fitta e rigogliosa vegetazione mediterranea. Il nome locale (e originario) della località, in particolare delle sua falesie, è su Piggiu ‘e Laori. Piscine di Venere è una denominazione recente, chiaramente derivata dalla bellezza dello specchio d’acqua. Il mare è così cristallino da far sembrare le imbarcazioni - private e charter -, in sosta ‘obbligata’ nei giorni d’estate, quasi sospese per aria. Alle spalle, le scogliere a strapiombo arretrano dalla linea di costa lasciando spazio a una foresta di macchia mediterranea, lecci secolari e ginepri abbarbicati sulle rocce. Da qui passa il lungo e impegnativo trekking – tappa del Selvaggio Blu – che giunge alla caletta della Piscine e a Cala Biriola. Il sentiero corre lungo la falesia regalando scorci da brivido sul mare sottostante. Qua pastori e carbonai hanno lasciato numerose tracce: scale, passerelle di tronchi avvinghiati e guide in ferro per facilitare passaggio di uomini e animali. L’itinerario presenta anche tratti di arrampicata, da percorrere assistiti da guide esperte e attrezzatura adeguata, e si conclude nella splendida Cala Sisine, spiaggia che si apre alla fine di un canalone, un tempo letto di un fiume. Accanto si apre la grotta del Miracolo, prodigio della natura fatto di stalattiti e stalagmiti dalle forme più sorprendenti.
Chiesa di San Pietro al Golgo
Si tratta di un “capolavoro dell’erosione” chiamato “Maschera di Pietra” del Golgo o “Faccia Litica. La roccia, plasmata e levigata dagli agenti atmosferici, sembra un viso, con occhi, naso e bocca umani. Alta dieci metri circa si trova nel versante orientale di “Baccu Dolcolce”, dietro un costone basaltico che si eleva a pochi metri dall’agriturismo "Il Rifugio". Pochi metri a valle della “Faccia Litica” si apre una stretta voragine (“nurra”, in sardo) dall’imboccatura non più ampia di cinque metri. Questa “nurra”, profonda oltre 120 metri, nota fra gli appassionati di speleologia come “il Golghetto”, è chiamata dai pastori di Baunei “Sa Nurra de Genna Sarmentu”. A poca distanza da questa “nurra” si intravede la parte terminale di “Baccu Dolcolce”, dove inizia la “Codula di Sisine”, il letto del corso d’acqua a carattere torrentizio che da Golgo arriva sino al mare, sfociando nell’omonima “Cala Sisine”. Il punto in cui il Baccu Dolcolce confluisce nella codula è considerato da sempre un importante accesso alla piana di Golgo ed è chiamato “Genna ’e Sarmentu”, che significherebbe “Porta della Vite Selvatica”; secondo un’altra interpretazione il toponimo dovrebbe essere invece inteso come “Genna ’e S’Armentu” (“Porta degli armenti, del bestiame”, in sardo). Sul versante opposto a quello della “Maschera di Pietra”, ad un quarto d’ora di cammino dalla “nurra”, si ergono i resti del “Nuraghe di Genna Sarmentu” (in pietra basaltica), il quale conserva ancora una dozzina di mensole che costituivano il coronamento a terrazzo sporgente dei bastioni. Questo nuraghe è solitamente indicato nelle guide come “Nuraghe Alvo” (“albu” = “bianco”, in sardo), nome che invece dovrebbe fare riferimento ai resti di un altro nuraghe, in pietra calcarea, che si trova più in alto nel costone.
Maschera di Pietra di Golgo
Si tratta di un “capolavoro dell’erosione” chiamato “Maschera di Pietra” del Golgo o “Faccia Litica. La roccia, plasmata e levigata dagli agenti atmosferici, sembra un viso, con occhi, naso e bocca umani. Alta dieci metri circa si trova nel versante orientale di “Baccu Dolcolce”, dietro un costone basaltico che si eleva a pochi metri dall’agriturismo "Il Rifugio". Pochi metri a valle della “Faccia Litica” si apre una stretta voragine (“nurra”, in sardo) dall’imboccatura non più ampia di cinque metri. Questa “nurra”, profonda oltre 120 metri, nota fra gli appassionati di speleologia come “il Golghetto”, è chiamata dai pastori di Baunei “Sa Nurra de Genna Sarmentu”. A poca distanza da questa “nurra” si intravede la parte terminale di “Baccu Dolcolce”, dove inizia la “Codula di Sisine”, il letto del corso d’acqua a carattere torrentizio che da Golgo arriva sino al mare, sfociando nell’omonima “Cala Sisine”. Il punto in cui il Baccu Dolcolce confluisce nella codula è considerato da sempre un importante accesso alla piana di Golgo ed è chiamato “Genna ’e Sarmentu”, che significherebbe “Porta della Vite Selvatica”; secondo un’altra interpretazione il toponimo dovrebbe essere invece inteso come “Genna ’e S’Armentu” (“Porta degli armenti, del bestiame”, in sardo). Sul versante opposto a quello della “Maschera di Pietra”, ad un quarto d’ora di cammino dalla “nurra”, si ergono i resti del “Nuraghe di Genna Sarmentu” (in pietra basaltica), il quale conserva ancora una dozzina di mensole che costituivano il coronamento a terrazzo sporgente dei bastioni. Questo nuraghe è solitamente indicato nelle guide come “Nuraghe Alvo” (“albu” = “bianco”, in sardo), nome che invece dovrebbe fare riferimento ai resti di un altro nuraghe, in pietra calcarea, che si trova più in alto nel costone.
Una delle voragini a campata unica più profonde di tutta Europa è il monumento naturale Su Sterru (in sardo S’Isterru), gola di origine carsica che si apre all’improvviso sull’altopiano del Golgo di Baunei. A 400 metri dal livello del mare e 270 metri di profondità con un diametro che va dai 25 ai 40 metri, la parte più superficiale dell’inghiottitoio è formata da rocce nere basaltiche, la restante da rocce bianche calcaree. Nel corso degli anni, sono stati tantissimi i tentativi di esplorazione di Su Sterru, ma solo nel 1957 gli speleologi sono riusciti a raggiungere il fondo. Le caratteristiche della cavità non permettono viaite turistiche, solo a esploratori esperti e ben attrezzati è permesso entrarci. Le pareti sono state fotografate metro per metro da un gruppo di biologi che ne ha studiato la flora e la microfauna, tra quest’ultima ci sono il geotritone sardo, il ragno Porrohomma e i crostacei terrestri del genere Trischoniscus. In origine si pensava che la voragine fosse la bocca di un vulcano, il suo ingresso era segnalato come Cratere Vecchio; si ipotizzava che da qui fosse uscita la lava nera che ricopre il Golgo ma, l’intervento degli speleologi, ha reso noto che essa era stata creata da normali fenomeni di erosione e nello specifico, dal crollo di parte delle pareti basaltiche che sovrastano la roccia calcarea. Attorno a Su Sterru  ruotano poi antiche leggende narrate dalla studiosa Dolores Turchi secondo cui all’interno della grotta viveva un serpente e per placarlo venivano offerte fanciulle. Accanto alla voragine c’è una croce di acciaio posta dal padre di Antonio Carta, il giovane che il 31 luglio del 1976 precipitò nell’inghiottitoio nel tentativo di fotografarne l’interno.
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Voragine del Golgo (Su Sterru)
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Una delle voragini a campata unica più profonde di tutta Europa è il monumento naturale Su Sterru (in sardo S’Isterru), gola di origine carsica che si apre all’improvviso sull’altopiano del Golgo di Baunei. A 400 metri dal livello del mare e 270 metri di profondità con un diametro che va dai 25 ai 40 metri, la parte più superficiale dell’inghiottitoio è formata da rocce nere basaltiche, la restante da rocce bianche calcaree. Nel corso degli anni, sono stati tantissimi i tentativi di esplorazione di Su Sterru, ma solo nel 1957 gli speleologi sono riusciti a raggiungere il fondo. Le caratteristiche della cavità non permettono viaite turistiche, solo a esploratori esperti e ben attrezzati è permesso entrarci. Le pareti sono state fotografate metro per metro da un gruppo di biologi che ne ha studiato la flora e la microfauna, tra quest’ultima ci sono il geotritone sardo, il ragno Porrohomma e i crostacei terrestri del genere Trischoniscus. In origine si pensava che la voragine fosse la bocca di un vulcano, il suo ingresso era segnalato come Cratere Vecchio; si ipotizzava che da qui fosse uscita la lava nera che ricopre il Golgo ma, l’intervento degli speleologi, ha reso noto che essa era stata creata da normali fenomeni di erosione e nello specifico, dal crollo di parte delle pareti basaltiche che sovrastano la roccia calcarea. Attorno a Su Sterru  ruotano poi antiche leggende narrate dalla studiosa Dolores Turchi secondo cui all’interno della grotta viveva un serpente e per placarlo venivano offerte fanciulle. Accanto alla voragine c’è una croce di acciaio posta dal padre di Antonio Carta, il giovane che il 31 luglio del 1976 precipitò nell’inghiottitoio nel tentativo di fotografarne l’interno.
Pedra Longa, o Agugliastra, è una guglia che si erge dal mare per 128 metri e cade a picco in un mare dal profondo blu. Definito da molti come uno scoglio dalle enormi dimensioni, è in realtà un “pezzo di montagna” franato dalla falesia circostante in tempi remoti. E' stata dichiarata monumento naturale nel 1993. Segna l’inizio della spettacolare Costa di Baunei. Pedra Longa, sorge poco prima della baia di Forrola, è l’unico punto di interesse del Golfo di Orosei raggiungibile in macchina. E’ anche il punto di partenza del trekking “selvaggio blu”, un percorso di oltre una settimana che conduce a piedi fino a Cala Luna. Non è solo lo spettacolo dell’incontro di mare e montagna, ma si possono ammirare le sue acque, blu, azzurre e a tratti turchesi che sfumano fino al verde smeraldo come succede nel cuore del Golfo di Orosei. L’incontro netto del mare con la montagna permette di restare folgorati da numerose specie già a poche bracciate verso il largo. Alle spalle di Pedra Longa, verso nord, svetta maestosa Punta Giradili, il “tetto del Golfo”, che con i suoi 700 e oltre metri di altezza si aggiudica il podio tra le falesie più alte di tutto il mediterraneo. Alla base vi sono le Cascate di Baus, un punto di cruciale importanza poiché fonte di acqua dolce durante la stagione invernale e primaverile. Secondo alcune fonti, anche i saraceni si rifornirono qui d’acqua dolce in occasione di un’incursione fallita a Santa Maria Navarrese, durante la seconda metà dell’ottocento. All’inizio del novecento, dal 1909 al 1914, è stata attiva a poca distanza da Pedra Longa una cava litografica, detta “su stabilimentu”. Le lastre di calcare estratte venivano trasportate mediante una funivia fino ad una sorta di attracco costruito appositamente a livello del mare. Secondo diversi storici il nome Ogliastra deriva proprio dallo storico toponimo di Pedra Longa, “Agugliastra” o “Aguglia”. La segnalazione di Pedra Longa nei portolani come Aguglia o Agugliastra conferma la sua notevole importanza in passato lungo la costa ogliastrina, in quanto ottimo punto di riferimento per i naviganti (è visibile a numerose miglia di distanza).
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Pedra Longa
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Pedra Longa, o Agugliastra, è una guglia che si erge dal mare per 128 metri e cade a picco in un mare dal profondo blu. Definito da molti come uno scoglio dalle enormi dimensioni, è in realtà un “pezzo di montagna” franato dalla falesia circostante in tempi remoti. E' stata dichiarata monumento naturale nel 1993. Segna l’inizio della spettacolare Costa di Baunei. Pedra Longa, sorge poco prima della baia di Forrola, è l’unico punto di interesse del Golfo di Orosei raggiungibile in macchina. E’ anche il punto di partenza del trekking “selvaggio blu”, un percorso di oltre una settimana che conduce a piedi fino a Cala Luna. Non è solo lo spettacolo dell’incontro di mare e montagna, ma si possono ammirare le sue acque, blu, azzurre e a tratti turchesi che sfumano fino al verde smeraldo come succede nel cuore del Golfo di Orosei. L’incontro netto del mare con la montagna permette di restare folgorati da numerose specie già a poche bracciate verso il largo. Alle spalle di Pedra Longa, verso nord, svetta maestosa Punta Giradili, il “tetto del Golfo”, che con i suoi 700 e oltre metri di altezza si aggiudica il podio tra le falesie più alte di tutto il mediterraneo. Alla base vi sono le Cascate di Baus, un punto di cruciale importanza poiché fonte di acqua dolce durante la stagione invernale e primaverile. Secondo alcune fonti, anche i saraceni si rifornirono qui d’acqua dolce in occasione di un’incursione fallita a Santa Maria Navarrese, durante la seconda metà dell’ottocento. All’inizio del novecento, dal 1909 al 1914, è stata attiva a poca distanza da Pedra Longa una cava litografica, detta “su stabilimentu”. Le lastre di calcare estratte venivano trasportate mediante una funivia fino ad una sorta di attracco costruito appositamente a livello del mare. Secondo diversi storici il nome Ogliastra deriva proprio dallo storico toponimo di Pedra Longa, “Agugliastra” o “Aguglia”. La segnalazione di Pedra Longa nei portolani come Aguglia o Agugliastra conferma la sua notevole importanza in passato lungo la costa ogliastrina, in quanto ottimo punto di riferimento per i naviganti (è visibile a numerose miglia di distanza).
Per la sua particolare forma di promontorio proteso “a cuneo” verso il largo, Capo Monte Santu è molto esposto alle correnti costiere. Le sue acque pertanto sono ricche di nutrimento e, di conseguenza, di pesce. Questo ne fa una delle mete preferite degli appassionati di immersioni, che inoltre, da queste parti, nel fondale di Portu Cuau, possono anche visitare i resti di un mercantile, il “Levante”, tragicamente affondato nel gennaio del 1963. Il “Levante”, mercantile di proprietà della “Compagnia Marittima Sarda”, noleggiato nell’occasione dalla “Piero Rossi Traffici Marittimi” di Genova, partì dal porto ligure con tredici uomini di equipaggio il 17 gennaio 1963, con destinazione Tunisi. Dopo una breve sosta nel porto nordafricano, mollò gli ormeggi il 21 gennaio, facendo rotta su Marsiglia. Costeggiando la Sardegna incontrò pessime condizioni meteorologiche, con mare forza 9 sostenuto da raffiche di vento che toccavano i 150 km/h. La visibilità scarsa, meno di 200 metri, forse fece cadere in errore il comandante della nave, il genovese Angelo Macciocco di 61 anni, e il “Levante”, nella notte tra il 23 e il 24 gennaio 1963, andò a fracassarsi sugli scogli di Portu Cuau, senza neppure avere il tempo di lanciare un SOS. Per i tredici uomini di equipaggio non ci fu via di scampo. Uno solo degli sfortunati marinai era sardo, il cagliaritano Ignazio Zedda, di 31 anni; gli altri membri dell’equipaggio venivano dalla Liguria, dalla Toscana e dalla Sicilia. A dare la notizia del drammatico naufragio fu un giovane pastore di Baunei, Giovanni Cabras,  che la mattina dopo, affacciandosi dalla scogliera, vide sporgere dall’acqua l’albero di una nave. Intorno solo morte e desolazione, cadaveri in balia delle onde e resti della nave sballottati contro gli scogli. “Fra i flutti agitati da un forte vento - scrisse in prima pagina il quotidiano “L’Unione Sarda”, il 27 gennaio 1963 - il pastore aveva notato due macchie bianche che avevano attratto la sua attenzione. Sporgendosi (…) aveva potuto constatare che si trattava dei corpi di due uomini. Accanto ad essi galleggiavano alcuni rottami. Fra gli scogli si intravedeva la carcassa di una nave. Giovanni Cabras, intuendo l’accaduto si dirigeva immediatamente in paese e, dopo una marcia estenuante di oltre dieci chilometri, si presentava nella caserma dei Carabinieri informando il comandante della stazione di quanto aveva visto.
Portu Cuau
Per la sua particolare forma di promontorio proteso “a cuneo” verso il largo, Capo Monte Santu è molto esposto alle correnti costiere. Le sue acque pertanto sono ricche di nutrimento e, di conseguenza, di pesce. Questo ne fa una delle mete preferite degli appassionati di immersioni, che inoltre, da queste parti, nel fondale di Portu Cuau, possono anche visitare i resti di un mercantile, il “Levante”, tragicamente affondato nel gennaio del 1963. Il “Levante”, mercantile di proprietà della “Compagnia Marittima Sarda”, noleggiato nell’occasione dalla “Piero Rossi Traffici Marittimi” di Genova, partì dal porto ligure con tredici uomini di equipaggio il 17 gennaio 1963, con destinazione Tunisi. Dopo una breve sosta nel porto nordafricano, mollò gli ormeggi il 21 gennaio, facendo rotta su Marsiglia. Costeggiando la Sardegna incontrò pessime condizioni meteorologiche, con mare forza 9 sostenuto da raffiche di vento che toccavano i 150 km/h. La visibilità scarsa, meno di 200 metri, forse fece cadere in errore il comandante della nave, il genovese Angelo Macciocco di 61 anni, e il “Levante”, nella notte tra il 23 e il 24 gennaio 1963, andò a fracassarsi sugli scogli di Portu Cuau, senza neppure avere il tempo di lanciare un SOS. Per i tredici uomini di equipaggio non ci fu via di scampo. Uno solo degli sfortunati marinai era sardo, il cagliaritano Ignazio Zedda, di 31 anni; gli altri membri dell’equipaggio venivano dalla Liguria, dalla Toscana e dalla Sicilia. A dare la notizia del drammatico naufragio fu un giovane pastore di Baunei, Giovanni Cabras,  che la mattina dopo, affacciandosi dalla scogliera, vide sporgere dall’acqua l’albero di una nave. Intorno solo morte e desolazione, cadaveri in balia delle onde e resti della nave sballottati contro gli scogli. “Fra i flutti agitati da un forte vento - scrisse in prima pagina il quotidiano “L’Unione Sarda”, il 27 gennaio 1963 - il pastore aveva notato due macchie bianche che avevano attratto la sua attenzione. Sporgendosi (…) aveva potuto constatare che si trattava dei corpi di due uomini. Accanto ad essi galleggiavano alcuni rottami. Fra gli scogli si intravedeva la carcassa di una nave. Giovanni Cabras, intuendo l’accaduto si dirigeva immediatamente in paese e, dopo una marcia estenuante di oltre dieci chilometri, si presentava nella caserma dei Carabinieri informando il comandante della stazione di quanto aveva visto.
Consiglio la visita per la particolarità della struttura architettonica realizzata con la roccia. Da ammirarla al tramonto!
48 ντόπιοι το προτείνουν
Παραλία Red Rocks, Arbatax
Via Lungomare
48 ντόπιοι το προτείνουν
Consiglio la visita per la particolarità della struttura architettonica realizzata con la roccia. Da ammirarla al tramonto!

Offerta gastronomica

Consiglio questo luogo speciale a chi vuole essere coccolato dalle pietanze tipiche ogliastrine senza rinunciare al piacere della natura che lo circoscrive! Magico! Tutto davvero soddisfacente. Complimenti vivissimi ai gestori!
7 ντόπιοι το προτείνουν
Ovile Bertarelli
Localita dologaccoro
7 ντόπιοι το προτείνουν
Consiglio questo luogo speciale a chi vuole essere coccolato dalle pietanze tipiche ogliastrine senza rinunciare al piacere della natura che lo circoscrive! Magico! Tutto davvero soddisfacente. Complimenti vivissimi ai gestori!
31 ντόπιοι το προτείνουν
Ristorante Golgo
31 ντόπιοι το προτείνουν
Location suggestiva situata poco prima dell'ingresso per Baunei nella strada statale 125 orientale sarda. L' offerta presentata è in linea con le tradizioni culinarie ogliastrine. Da provare!
15 ντόπιοι το προτείνουν
Bar Ristorante Pizzeria Pisaneddu
Strada Statale 125 Orientale Sarda
15 ντόπιοι το προτείνουν
Location suggestiva situata poco prima dell'ingresso per Baunei nella strada statale 125 orientale sarda. L' offerta presentata è in linea con le tradizioni culinarie ogliastrine. Da provare!
Terrazza panoramica davanti alla Natura, consiglio!
7 ντόπιοι το προτείνουν
Bar Trattoria Belvedere
240 SS 125 Orientale Sarda
7 ντόπιοι το προτείνουν
Terrazza panoramica davanti alla Natura, consiglio!
Ottime colazioni!
6 ντόπιοι το προτείνουν
Bar cafe Ristorante Pizzeria Baunei
169 Via Orientale Sarda
6 ντόπιοι το προτείνουν
Ottime colazioni!
Bar Pizzeria San Pietro
224 SS 125 Orientale Sarda
Comodo punto ristoro per chi intende fare l'escursione verso Cala Goloritzè o un trekking all'Altopiano del Golgo. La struttura ricorda le abitazioni tipiche di un tempo dei pastori.
Su Porteddu
Comodo punto ristoro per chi intende fare l'escursione verso Cala Goloritzè o un trekking all'Altopiano del Golgo. La struttura ricorda le abitazioni tipiche di un tempo dei pastori.
A Tortolì (17 km da Baunei) si trova questa splendida pizzeria, ora totalmente ristrutturata nel rispetto dello stile vintage/american degli anni '50. Consiglio per l'ampia scelta delle pizze preparate con impasti plurimi (oltre il classico, l'integrale, al nero di seppia, Kamut e senza glutine) e per la loro bontà. Migliore pizzeria in zona! È altresì un ristorante.
15 ντόπιοι το προτείνουν
Pizzeria da Scattu
36 Via Monsignor Virgilio
15 ντόπιοι το προτείνουν
A Tortolì (17 km da Baunei) si trova questa splendida pizzeria, ora totalmente ristrutturata nel rispetto dello stile vintage/american degli anni '50. Consiglio per l'ampia scelta delle pizze preparate con impasti plurimi (oltre il classico, l'integrale, al nero di seppia, Kamut e senza glutine) e per la loro bontà. Migliore pizzeria in zona! È altresì un ristorante.
Ristorante con vista sul porto di Santa Maria Navarrese... lo consiglio principalmente come meta per aperitivi!
26 ντόπιοι το προτείνουν
Tomà Ristorante
11 Lungomare Monte Santo
26 ντόπιοι το προτείνουν
Ristorante con vista sul porto di Santa Maria Navarrese... lo consiglio principalmente come meta per aperitivi!

Negozi di generi alimentari

Consiglio per l'acquisto in loco di vari formaggi con differente stagionatura.
Crabas Formaggi
190 Via Orientale Sarda
Consiglio per l'acquisto in loco di vari formaggi con differente stagionatura.
Ben fornito.. buon rapporto qualità/prezzo!
Coop
41 Via Orientale Sarda
Ben fornito.. buon rapporto qualità/prezzo!
Supermercato
2 Via Roma
Macelleria Pusole Maria Luisa
13 Via Amsicora
Ottima qualità!

Negozi di prodotti tipici

Ottimo gelato artigianale preparato con il latte fresco di capra
Timasù Gelateria Artigianale
180 Via Orientale Sarda
Ottimo gelato artigianale preparato con il latte fresco di capra
Pasticceria con una buona offerta di dolci tipici baunesi e mignon. Consiglio!
Pasticceria Artigiana Baunese
53 Via Orientale Sarda
Pasticceria con una buona offerta di dolci tipici baunesi e mignon. Consiglio!
Dolce e Piccante Prodotti Tipici Sardi Enoteca
Viale Pedras
VETUSTÀ Vendita e degustazione prodotti tipici sardi,vineria
19a Via Monsignor Virgilio